La storia della Rocca di Ceccano affonda le sue radici in tempi antichi, più precisamente nell’VIII secolo d.C., quando venne innalzata la torre mastio, nucleo originario di tutta la struttura, sul luogo dove sorgeva l’acropoli della volsca Fabrateria Vetus. Questo nome venne abbandonato nel 650 d.C. a favore di Ceccano in onore di Petronio Ceccano, comites della regione di Campagna, padre di Papa Onorio I, che aveva concesso numerosi benefici ai fabraterni. Nel corso dei secoli la fortezza ha attraversato tre principali fasi storiche.
Nel Medioevo fu il centro della contea dei conti di Ceccano
Durante la prima fase medievale, il castello fu il centro della contea dei conti de Ceccano, un potente e temuto stato autonomo fino al XV secolo, quando la famiglia rimase senza eredi e si estinse. Secondo alcuni storici come Ferdinand Gregorovius, la famiglia aveva origine germanica e scese al seguito di Astolfo nel 735 (anno in cui venne occupata Ceccano dal re longobardo) alla conquista della zona a sud del Ducato di Roma. Da allora quel nucleo familiare già imparentato con la nobiltà romana, si stabilì sul luogo prendendone l’appellativo ed arroccandosi sullo sperone calcareo dal quale si dominava il passaggio sul fiume Sacco e la strada che per la valle dell’Amaseno portava al mare. In epoca medievale, la famiglia assunse un ruolo di assoluto rilievo fra le casate feudali del Lazio. Le prime notizie certe su di essa si hanno dalla seconda metà del ‘900 d.C., quando su alcuni documenti dell’Abbazia di Montecassino si parla di Leone, Uberto ed Amato che donarono molti beni all’Abbazia Benedettina.
Tra i personaggi più illustri della famiglia de Ceccano figurano: Cardinale Giordano: fratello del Conte Landolfo I, fu monaco e poi abate di Fossanova. Creato Cardinale da Clemente III nel 1188 che lo inviò come Nunzio Apostolico in Francia e in Germania. Tornò a Ceccano nel 1189. In questa occasione diede in moglie al nipote Giovanni I Conte di Ceccano Donna Rogasia figlia di Pietro Conte di Celano e sorella dell’Arcivescovo di Capua Rainaldo. In quegli stessi anni, il Cardinale Giordano de Ceccano fece edificare la Chiesa di Santa Maria a Fiume in Ceccano, che personalmente consacrò nel 1196 con tutti i vescovi della Provincia di Marittima e Campagna, donando alla Chiesa preziosi paramenti che aveva comprato a Colonia, quando vi aveva soggiornato come Nunzio in Germania. Donna Egidia (forse Colonna): sopravvissuta vari anni al marito Landolfo, fu una tra le prime donne nella storia ad intraprendere il pellegrinaggio verso Santiago de Compostela. Partì nel 1190 tornando l’anno seguente guarita dal male che l’affliggeva; Conte Giovanni I: figlio di Egidia e di Landolfo nacque nel 1160 circa. Nel 1189 sposò donna Rogasia dei conti di Celano. Nel 1190, venne creato cavaliere dall’Imperatore Enrico VI di Svevia; la sua è la più antica testimonianza di un’investitura cavalleresca nel Lazio meridionale e denota l’alto rango raggiunto dalla famiglia dei conti di Ceccano a quell’epoca. Nel 1200, nella Cattedrale di Anagni, il Conte Giovanni giurò fedeltà al Papa Innocenzo III (Lotario dei conti di Segni, suo cugino), che gli assegnò in beneficio la città di Sezze.
La Contea di Ceccano raggiunge il massimo splendore sotto il governo dei de Ceccano
La Contea viveva in quel periodo il suo massimo splendore; sotto il governo dei de Ceccano erano posti: Ceccano, Arnara, Patrica, Cacume, Monte Acuto, Giuliano, Santo Stefano, Maenza, Rocca d’Asprano, Prossedi, Pisterzo, Carpineto, con diritti vantati anche su Montelanico, Alatri, Frosinone, Torrice, Ceprano, Priverno e Ninfa. Nel 1216 Giovanni respinse con fermezza Ruggero dell’Aquila dalle sue terre, lo raggiunse a Vallecorsa e lo sconfisse, costringendolo a ripassare il Liri, e facendo prigioniero lo zio Roberto e settanta militi; in seguito attaccò la famiglia Colonna, che aveva parteggiato per Ruggero dell’Aquila, assaltando il castello di Morolo causando la morte di oltre 400 persone e la cattura di Oddone Colonna, sua sorella Mabilia e sua figlia, che condusse prigionieri a Ceccano. Morì dopo il 1224, anno in cui dettò il suo testamento. Benedetto: Notaio del conte Giovanni, vissuto tra la fine del XII e gli inizi del XIII secolo. A lui è attribuita la compilazione degli Annales Ceccanenses (conosciuti anche come Cronache di Fossanova), cronache di famiglia che trattano principalmente degli interessi del monastero di Fossanova. La narrazione inizia dalla nascita di Gesù Cristo seguendo con brevi annotazioni fino all’anno 1000; in seguito la narrazione si amplia così come la descrizione degli avvenimenti relativi ai De Ceccano, per giungere al 1217, anno in cui la cronaca si interrompe. Cardinale Stefano: fratello di Giovanni I, dapprima monaco, poi priore ed infine abate di Fossanova, fu creato cardinale da papa Innocenzo III. Amico di San Domenico di Guzman, assistette ad un suo miracolo sulla via Appia, quando il Santo resuscitò un cavaliere. Stefano fu uno dei fondatori dell’Abbazia di San Galgano e della poco distante cappella dedicata alla Vergine della Rotonda sul luogo dove era morto San Galgano; qui è conservato un affresco raffigurante il cardinale in preghiera davanti alla Vergine con la scritta Stephano de Ceccano ex monacho cisterciensi s.r.e. piissimo. Morì nel 1227 ed è sepolto a Santa Maria Maggiore in Roma. Cardinale Teobaldo: Figlio di Giovanni I, Teobaldo venne creato Cardinale nel Concilio di Lione da Papa Gregorio X (1275). Il suo ricordo è strettamente legato alla figura di San Tommaso d’Aquino; il Doctor Angelicus prima di recarsi a Lione per il Concilio indetto da Papa Gregorio X volle visitare a Maenza sua nipote Francesca d’Aquino, sposa di Annibaldo I de Ceccano (fratello di Teobaldo). Ammalatosi gravemente, volle andare incontro alla morte in un luogo più adatto alla sua vocazione religiosa e si fece condurre nell’Abazia di Fossanova, presso i cistercensi. Dopo aver ricevuto i Santi Sacramenti, San Tommaso d’Aquino spirò all’età di quarantanove anni fra le braccia dell’Abate Teobaldo de Ceccano (1274). Cardinale Annibaldo IV:
Tra la fine del XV secolo e l’inizio del XVI secolo comincia la fase di declino del castello di Ceccano e della contea
Tra la fine del 1400 e l’inizio del 1500 con l’estinzione della famiglia dei conti, cominciò la fase di declino del castello e della contea, che passerà dapprima ai Caetani e poi ai principi Colonna di Roma. Nel 1523, tramite Bolla Papale, divenne feudo di Prospero Colonna; negli anni a seguire il castello venne destinato a carcere ed ospitò la Curia con un Uditore. Nel 1734 il carcere venne totalmente convertito in luogo di pena e segregazione; per volere di Fabrizio Colonna, il tribunale generale dello stato, da Pofi venne trasferito a Ceccano, assieme all’archivio ed alle carceri. Alla fine dell’800 il castello venne acquistato dal marchese Filippo Berardi che provvide al restauro dell’edificio: la struttura originaria venne arricchita da svariate merlature intorno al corpo principale ed attorno alla torre, vennero inoltre realizzate finestre a bifora nell’ultimo piano, che da sottotetto divenne residenza. Di quest’ultima fase costruttiva rimasero poche tracce: i duri bombardamenti americani durante la Seconda Guerra Mondiale coinvolsero in parte anche il castello, che rimase fino agli anni ’70 carcere.
Restaurato parzialmente alla fine degli anni ’90, è aperto al pubblico grazie ai volontari dell’Associazione Culturale “Cultores Artium”, che dal 2012 si occupa di ricerca storica e promozione turistico-culturale di Ceccano e delle cittadine limitrofe un tempo feudo della sua contea medievale.
Per info e prenotazioni 371 1419131