Malaria, scoperta un’etichetta genetica che permette di identificare e localizzare la fonte dell’infezione. Questo nuovo strumento, messo a punto da un gruppo di ricerca della London School e descritto sulla rivista Nature Communication, permetterà di contenere la diffusione della malattia, identificando anche le forme resistenti ai farmaci.
La malaria uccide ogni anno circa 600.000 persone in tutto il mondo e la sua diffusione viene favorita dalla sempre maggiore mobilità degli individui: un fattore, questo, molto difficile da controllare e che rischia di reintrodurre la malattia in regioni dove era stata eliminata, oppure diffondere le forme più resistenti ai farmaci attuali.
La creazione di un marcatore genetico in grado di indicare l’origine geografica di ogni nuova infezione rappresenta quindi un importante strumento per contrastarne la diffusione. Per raggiungere l’obiettivo i ricercatori hanno analizzato il genoma di oltre 700 parassiti (Plasmodium falciparum) responsabili della malattia prelevati da pazienti provenienti da 14 diversi paesi per ricercarne delle caratteristiche specifiche che ne indicassero l’origine geografica. In questo modo hanno individuato specifiche porzioni di Dna (nei mitocondri e apicoplasti) che riescono a ‘raccontare’ il luogo d’origine del parassita con altissima precisione.
In questo modo, spiegano i ricercatori, i sanitari sul territorio potranno identificare accuratamente, analizzando un campione di sangue del soggetto infetto, la provenienza del parassita e aiutare a mettere in atto i programmi di contenimento della malattia. Il prossimo passo dello studio sarà quello di allargare ulteriormente l’archivio delle molte ‘versioni’ locali del plasmodio malarico in particolare nelle regioni dell’Africa orientale.