“Schiavi” è il titolo scelto per l’edizione 2016 del festival èStoria in programma a Gorizia da giovedì
19 a domenica 22 maggio. èStoria riflette nuovamente su un tema che non può lasciare indifferenti: “Schiavi” segnerà per la manifestazione l’occasione di riflettere sulla libertà negata, la libertà cercata e la libertà conquistata.
La manifestazione, diretta da Adriano Ossola e organizzata dall’associazione culturale èStoria, vuole portare al centro della scena la storia come motivo di dialogo e Gorizia come luogo d’incontro. “Qualche tempo fa si sarebbe parlato di ‘Schiavi’ come di un festival impegnato o addirittura di denuncia – spiega Ossola – Oggi forse è più consono battere l’accento sulla rilevanza culturale di un evento storiografico di livello internazionale capace di rispecchiare il passato e il presente e viceversa. L’orrore della schiavitù
indagata per quattro giorni da storici, testimoni, filosofi, scrittori e giornalisti: un grande appuntamento culturale”.
Per quattro giornate la città di Gorizia sarà animata da circa 150 eventi tra convegni, presentazioni, dialoghi, mostre, proiezioni di film, laboratori e altre iniziative. Tra gli altri interverranno: Kevin Bales, Grégoire Ahongbonon, Yvan Sagnet, Yacoub Diarra, Luciano Canfora, Seymour Drescher, Frank Dikoetter, Moni Ovadia, Piergiorgio Odifreddi, Vito Mancuso, Paolo Flores D’Arcais, Emanuele Severino,
Gianni Vattimo, Agnes Heller, Paul Finkelman, William Ward, Georg Meyr, Michel De Jaeghere.
Sono previste le testimonianze di Boris Pahor, Pacem Kawonga, Khady Koita, Amani El Nasif, Shady Hamadi.
“La schiavitù, pur essendo abolita dagli Stati a partire dall’ultimo trentennio del Settecento, non è sparita: attualmente si contano quasi 36 milioni di schiavi, uomini e donne di ogni età privati della libertà – spiega Adriano Ossola – Il traffico di esseri umani, il lavoro infantile, lo sfruttamento sessuale, il matrimonio precoce e forzato, la schiavitù per debito e il lavoro forzato continuano a infestare diverse aree del mondo, in un circolo vizioso che include razzismo, diritti civili negati, iniquità sociale ed economica. E inoltre, in termini più metaforici che strettamente storiografici, anche l’uomo del 2016 apparentemente libero non è privo di catene invisibili: quanto resta della nostra libertà, al netto di dipendenze, bisogni indotti, condizionamenti e limitazioni?”
Ancora una volta la storia interrogherà la letteratura, il diritto, la fede, l’economia, il giornalismo e numerose altre discipline per un confronto sulle diverse forme di schiavitù nella storia e nell’attualità.
Di particolare rilevanza due anniversari che contribuiscono alla ricchezza del programma della manifestazione: il centenario della presa di Gorizia da parte dell’esercito italiano nel 1916 e i cinquant’anni dell’Istituto per gli Incontri Culturali Mitteleuropei (Icm) di Gorizia.
In particolare, la collaborazione con Icm, realizzata con l’aiuto della Fondazione Cassa di Risparmio di Gorizia, permetterà al pubblico di partecipare ad appuntamenti che ricorderanno la rilevante attività culturale svolta in questi cinquant’anni e alcuni momenti di grande rilevanza, come la visita di Giuseppe Ungaretti in città nel 1966.
La sezione del festival dedicata al tema “Schiavi” prevede dibattiti, eventi, progetti giovanili e proiezioni
cinematografiche per approfondire il tema tra passato e presente. Giovedì 19 maggio serata di apertura speciale con Moni Ovadia, che proporrà “Madre Dignità”: dal commento dei testi sacri delle grandi religioni monoteistiche, alle storie di ogni giorno, ai conflitti etici, alle parole dei poeti, l’attore presenterà “un prontuario contro l’abisso spalancato sotto di noi”.
Dopo la cerimonia di inaugurazione, si terrà l’evento “Schiavi dei numeri”: il matematico Piergiorgio Odifreddi converserà con Giuseppe O. Longo. I grandi matematici non sono stati solo dominatori dei numeri: molti grandi uomini del pensiero furono davvero schiavi di discipline esigenti fino allo sfinimento.
Un momento di confronto importante sul ritorno della schiavitù nei nostri giorni sarà il dibattito tra Luciano Canfora e Seymour Drescher, coordinato da Antonio Gnoli, ma anche “Migranti dalla Grande Guerra a oggi”, una panoramica su alcuni scenari a partire dalla Grande Guerra, per affrontare, tra le problematiche contemporanee dei migranti, anche quella del traffico degli uomini.
Al festival interverrà Kevin Bales, attivista, massimo studioso della schiavitù contemporanea, nominato per il suo “Disposable People. New Slavery in the Global Economy” al Premio Pulitzer, professore di storia della schiavitù contemporanea. Bales ha viaggiato sotto copertura per incontrare schiavi e schiavisti di oggi e ha dimostrato nei suoi libri come la schiavitù moderna penetri l’economia globale.
Tra gli ospiti Grégoire Ahongbonon, anche definito il “Basaglia Nero”, dopo un percorso di fede cristiana da trent’anni dedica la sua vita ai malati di mente e alla loro liberazione. È stato insignito di numerosi Premi e riconoscimenti internazionali.
Yvan Sagnet porterà la sua esemplare testimonianza di lotta al capolarato: sarà protagonista dell’evento conclusivo del festival: senza il suo impegno e quello dei compagni che hanno lottato con lui, non esisterebbe la legge contro il caporalato, sebbene i caporali esistano al Sud da più di un secolo. Formalmente abolita solo nel 1981, la schiavitù in Mauritania è tuttora in uso, tra una politica ambigua e tradizioni dure a morire. Initiative for the Resurgence of the Abolitionist Movement è il
movimento di opposizione guidato da Biram Dah Abeid, attualmente imprigionato dal governo mauritano. Attraverso le parole di Yacoub Diarra, un attivista del movimento e collaboratore di Biram, uno squarcio sugli schiavi ai margini del Sahara.
La religione è una forma di schiavitù? Religio etimologicamente significa legame, relazione, collegamento. Ma la religione è necessariamente destinata a incrementare la schiavitù? Una stimolante riflessione del teologo italiano Vito Mancuso a dialogo con Armando Torno. Ancora sul tema del sacro, Paolo Flores D’Arcais e Andrea Bellavite s’interrogheranno sul conflitto tra fedi religiose e libertà individuali che si tramuta con sempre maggiore frequenza in quello tra fondamentalismo e democrazia.
Tra le cifre caratteristiche della manifestazione di Gorizia, il desiderio di accostare la storia ad altre discipline: in questo contesto si collocheranno gli interventi del filosofo Emanuele Severino che rifletterà sull’etica dei rapporti umani proprio in relazione al fenomeno della schiavitù, e quello del filosofo Gianni Vattimo che disquisirà, a partire dal pensiero di Karl Marx e dalla sua visione economica e sociale, se modernità e progresso hanno nascosto sotto una forma di libertà fittizia la classe lavoratrice.
Testimonianze d’eccezione quelle di Boris Pahor, Yvan Sagnet, Pacem Kawonga, Amani El Nasif, Shady Hamadi che porteranno al pubblico di Gorizia le loro sofferte esperienze di vita, di lotta, di privazione ma anche di riscatto.
Il festival èStoria ha voluto anche affrontare i temi della schiavitù dal gioco d’azzardo con Nadia Toffa: quanto sottile è la linea tra passatempo e dipendenza? Quanto gravi possono essere i danni per chi si lascia incantare dal canto non delle sirene ma della roulette? Ma anche le schiavitù da droghe e alcolici, sostanze con i quali gli adolescenti sembrano entrare in contatto sempre prima e più massicciamente, con Alessandra Di Pietro.
Non mancheranno le proiezioni di capolavori del cinema che hanno trattato il tema della schiavitù, Iqbal, Ultimo bambino diAuschwitz, Malcom X, Spartacus, Amistad, 12 anni schiavo e L’isola degli zombies, introdotte e commentate da Paolo Lughi e Mario Serenellini.
Grande attesa per la proiezione di “Isonzofront. La mia storia”, straordinario docu-fiction Rai che racconta gli anni della prima guerra mondiale sul fronte dell”sonzo attraverso le testimonianze delle persone in essa coinvolte, soldati italiani, austroungarici e semplici civili.
Trincee – Centenario Grande Guerra: L’edizione 2016 darà seguito al filone inaugurato nel 2014, ”Trincee”, dedicato al centenario della Grande Guerra. Si tratterà di una sezione ad hoc che verrà mantenuta all’interno del festival fino all’edizione 2019, anniversario del trattato di Versailles. Torneranno diversi componenti del Comitato storico internazionale per ricordare gli eventi principali connessi al 1916. Spazio di particolare rilievo sarà dato alla presa di Gorizia da parte dell’esercito italiano nel centenario dell’avvenimento. Non mancheranno eventi per incrociare la storia con il teatro e la musica,legandosi anche all’anniversario della morte dei fucilati di Cercivento con lo spettacolo Fûc Amí – Fucilati per l’esempio ideato da Luciano Santin.
Il festival proporrà “La Storia in testa”, una sezione dedicata come nelle precedenti edizioni a numerosi anniversari e a svariate novità editoriali a tema storico e di attualità.
Per gli anniversari che cadono nel 2016 saranno ricordati il ghetto ebraico di Venezia, il più antico del mondo, che compie 500 anni; i cento anni dalla morte di Francesco Giuseppe d’Asburgo; i 60 anni dai
processi di Norimberga e di Tokyo; i cento anni dalla battaglia dello Jutland; i 100 anni dalla battaglia di Verdun.
Si terranno anche due incontri per fare chiarezza su uno dei fenomeni più inquietanti dei nostri giorni, l’Isis, tra cui la presentazione del libro “Guerra all’Isis” di Gastone Breccia (Il Mulino): è un reportage teso e affascinante nato dall’esperienza dell’autore sul fronte curdo con i peshmerga che combattono l’Isis.
Nel corso del festival sarà assegnato il premio “Il romanzo della storia”, che grazie a Banca Popolare FriulAdria-Crédit Agricole unisce èStoria e Pordenonelegge.it
Il vincitore dell’edizione 2016 è Claudio Magris, scrittore, germanista e drammaturgo che nei suoi scritti ha provato anzitutto la debolezza delle frontiere tra i popoli, giungendo poi ad abbattere
quelle disciplinari tra storia e letteratura”. In particolare, nell’ultimo romanzo “Non luogo a procedere” (Garzanti), “il confronto tra essere umano e storia emerge in tutta la sua asprezza e inevitabilità, anche a partire dalla tragica storia del nostro territorio nel Novecento, per risalire poi ad altre epoche di schiavi
e ingiustizie”, si legge nella motivazione del premio.
Il premio è stato vinto nelle scorse edizioni da Roberto Saviano, Max Hastings, Ian Kershaw, Corrado Augias, Daniel Goldhagen, Edward Luttwak e Luciano Canfora.