Libri

Daniele Biacchesi racconta in un libro gli eccidi nazifascisti sepolti nell’armadio della vergogna

14 gennaio 1960. Il procuratore generale militare Enrico Santacroce, che dipende dalle volontà politiche del governo guidato da Antonio Segni (Giulio Andreotti alla Difesa, Giuseppe Pella agli Esteri, Guido Gonella a Grazia e Giustizia), emette un decreto di archiviazione provvisoria dei documenti sulle stragi nazifasciste avvenute tra il 1943 e il 1945, in Italia, ex Jugoslavia, Grecia, contro civili, militari che non aderiscono alla RSI, partigiani.

Nel maggio 1994, Il procuratore militare della Repubblica di Roma Antonino Intelisano è impegnato nel processo per le Fosse Ardeatine contro l’ex capitano delle SS Erich Priebke. Sta cercando in archivio una richiesta di autorizzazione a procedere che potrebbe essere contenuta negli atti del precedente processo contro Herbert Kappler. All’inizio la missione pare impossibile.

Poi il procuratore generale militare Renato Maggiore interpella il dirigente della Cancelleria Alessandro Bianchi, che rammenta l’esistenza di un carteggio del genere in un locale adibito ad archivio, al piano terra del Palazzo Cesi-Gaddi, in via degli Acquasparta, a Roma. Renato Maggiore e Alessandro Bianchi si rivolgono quindi a Floro Rosselli, magistrato in pensione che per anni si è occupato di archivi.

 Così Intelisano scopre un armadio in legno marrone, sigillato, con le ante rivolte verso il muro, chiuso a chiave, protetto da un cancello in ferro e da un lucchetto. Vengono alla luce 695 fascicoli raccolti in faldoni, stipati uno sull’altro. C’è un registro composto da 2.274 notizie di reato, il cosiddetto “Ruolo generale dei procedimenti contro criminali di guerra tedeschi”. Tutto è archiviato, o meglio occultato, in modo rigoroso, preciso, ordinato. Si viene a sapere che in realtà i fascicoli complessivi sono 2.205: 260 inviati ai tribunali ordinari nell’immediato dopoguerra, 1.250 distribuiti alle Procure militari territorialmente competenti, 695 fatti sparire per un terzo di secolo. 

Daniele Biacchessi racconta il contenuto di quei fascicoli rimasti occultati per molti anni in nome della “ragione di Stato”: nel libro ci sono i nomi dei criminali nazisti e fascisti responsabili di quegli eccidi, c’è la descrizione minuziosa del muro di gomma messo in campo dagli apparati dello Stato per ostacolare la ricerca della verità, il coraggio del giornalista Franco Giustolisi dell’Espresso che per primo conia il termine “armadio della vergogna”, i processi giudiziari compiuti e le domande rimaste senza risposte. Il volume contiene le testimonianze di Marco de Paolis, procuratore generale militare, Gianluca Luccarini, presidente dell’Associazione  delle Famiglie delle Vittime dell’Eccidio di Marzabotto, Sergio Fogagnolo, figlio di figlio di Umberto Fogagnolo, rappresentante del Partito d’Azione nel cln di Sesto San Giovanni e organizzatore degli scioperi del marzo 1944, fucilato dai fascisti per ordine nazista il 10 agosto 1944 in Piazzale Loreto, a Milano.

Se permettete, partiamo dalla genesi di questo libro. Cioè con il doveroso ricordo di Franco Giustolisi. E con un ringraziamento: a Daniele Biacchessi che proprio ripensando al lavoro di Franco sulla stagione più drammatica e dimenticata della storia italiana, quella delle stragi nazifasciste del 1943-’45, ha ripreso vecchie carte e testimonianze, le ha arricchite con nuove indagini e ci ha regalato questo importante libro-testimonianza. Forse senza quell’esempio le pagine che state per leggere non sarebbero mai state scritte.” 

Dalla prefazione di Bruno Manfellotto

Le stragi

Cefalonia (8-14 settembre 1943, 5115 tra assassinati e affogati durante il trasporto), Boves (19 settembre 1943, 23 morti), Meina (22 settembre 1943, 16 morti), vicebrigadiere dei carabinieri Salvo D’Acquisto (23 settembre 1943), Spalato (30 settembre-1° ottobre 1943, 749 morti), Caiazzo e provincia di Caserta (13 ottobre 1943, 22 morti), campo di transito e polizia di Bolzano-Griglie (1944, 44 morti), Monchio, Susano, Savoniero, Costrignano (18 marzo 1944, 136 morti), Cervarolo (20 marzo 1944, 24 morti), Fosse Ardeatine (24 marzo 1944, 335 morti), Benedicta (6-11 aprile 1944, 147 morti), Stia, Vallucciole, Castagno d’Andrea e altre località limitrofe dell’Appennino toscano (13-18 aprile 1944, circa 200 morti), Passo del Turchino (19 maggio 1944, 59 morti), La Storta (4 giugno 1944, 12 morti tra cui Bruno Buozzi), Filetto (7 giugno 1944, 17 morti), Niccioleta e Castelnuovo Val di Cecina (13-14 giugno 1944, 77 morti), Gubbio (22 giugno 1944, 40 morti), Falzano di Cortona (27 giugno 1944, 16 morti), Civitella in Val di Chiana (29 giugno 1944, 244 morti), Cavriglia, Castelnuovo dei Sabbioni, Arezzo (4-11 luglio 1944, 173 morti), Granaglione, Porretta Terme, Lizzano in Belvedere, Gaggio Montano, Grizzana (4 luglio-2 ottobre 1944, 142 morti), Bucine (7-9 luglio 1944, 21 morti), campo di concentramento di Fossoli (12 luglio 1944, 67 morti), San Polo di Arezzo (14 luglio 1944, 65 morti), Verghereto (22-25 luglio 1944, 96 morti), piazzale Loreto a Milano (10 agosto 1944, 15 morti), località La Romagna a Nozzano (11 agosto 1944, 75 morti), Sant’Anna di Stazzema (12 agosto 1944, tra i 457 e i 560 morti), Borgo Ticino (13 agosto 1944, 12 morti), Bardine di San Terenzo (19 agosto 1944, 53 morti), Valla (19 agosto 1944, 103 morti), Valle del Biois (20-21 agosto 1944, 33 morti), Padule di Fucecchio (23 agosto 1944, 174 morti), Ponte Buggianese (23 agosto 1944, 26 morti), Vinca (24-27 agosto 1944, 178 morti), Torlano di Nimis (25 agosto 1944, 33 morti), Figline di Prato (6-7 settembre 1944, 37 morti), Certosa di Farneta (10 settembre 1944, oltre 60 morti), Fosse del fiume Frigido (10 settembre 1944, tra i 146 e i 149 morti), Bergiola Foscalina (16 settembre 1944, 72 morti), Serra di Ronchidoso (28-29 settembre 1944, 100 morti), Monte Sole (29 settembre-5 ottobre 1944, 775 morti), Casalecchio di Reno (10 ottobre 1944, 20 morti), Casteldebole (29 ottobre 1944, 15 morti), San Cesario sul Panaro (17-18 dicembre 1944, 11 morti), Campiglio di Vignola (23 dicembre 1944, 17 morti), Pedescala-Forni (30 aprile-2 maggio 1945, 82 morti), campo di sterminio della Risiera di San Sabba-Trieste (dal 1943 al 1945, oltre 3.000

Daniele Biacchessi è giornalista, scrittore, conduttore radiofonico, autore e interprete di teatro di narrazione, regista e produttore cinematografico. E’ direttore editoriale di Giornale Radio, direttore di Radio On, responsabile della collana Contastorie di Jaca Book e Presidente dell’Associazione Arci Ponti di memoria. È stato caporedattore di Radio24-Il Sole24ore. E ancora prima ha lavorato per Rai, Italia Radio, Radio Regione, Radio Lombardia, Radio Popolare. È autore di 41 libri d’inchiesta e di narrazione su terrorismo, ambiente, mafie, Resistenza e Storia contemporanea. Sul piano cinematografico ha prodotto, scritto e diretto numerosi film indipendenti e di successo, tutti finanziati in crowdfunding e in collaborazione con l’illustratore Giulio Peranzoni, distribuiti attraverso supporti digitali (box dvd e download), e diffusi tramite centinaia di proiezioni pubbliche in Italia e in Europa (Parigi, Lussemburgo, Bruxelles).  

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