Il divieto di fecondazione eterologa è incostituzionale. Lo ha stabilito la Corte Costituzionale che ha dichiarato l’illegittimità della norma della legge 40 che vieta il ricorso a un donatore esterno di ovuli o spermatozoi nei casi di infertilità assoluta. La Consulta ha dichiarato l’illegittimità costituzionale della norma che vietava la fecondazione eterologa medicalmente assistita.(legge 40)
Con la decisione presa dalla Corte Costituzionale sulla legge 40 cade innanzitutto il divieto di fecondazione assistita eterologa, la norma stabiliva che: “È vietato il ricorso a tecniche di procreazione medicalmente assistita di tipo eterologo”.
Sono diverse le reazioni dopo la decisione della Suprema Corte
Per Alberto Gambino, ordinario di diritto privato e direttore del Dipartimento di Scienze Umane dell’Università Europea di Roma.
“Si tratta di una decisione grave e impegnativache avrà ripercussioni sulla concezione della famiglia e sulla percezione degli interessi dei soggetti più deboli, che in questa vicenda sono i bambini che nasceranno, ai quali viene privata ogni certezza sulle loro origini”.
Per Giancarlo Galan, presidente della commissione Cultura della Camera.
“Dopo anni di battaglie, giudiziarie, politiche, ideologiche, e soprattutto, umane, questa mattina l’ultimo muro della sciagurata Legge 40 viene a cadere con il più importante dei pronunciamenti per il nostro ordinamento: incostituzionalità del divieto di fecondazione eterologa. Un fatto, un dato, una porta che, finalmente, si apre per centinaia di persone”.
Con la decisione della Corte Costituzionale sulla fecondazione eterologa cade “un divieto anacronistico che penalizza e discrimina proprio coloro che presentano forme di sterilità assoluta, non consente di realizzare il progetto genitoriale e di famiglia di tante coppie, impedisce l’esercizio di un diritto alla procreazione cosciente e responsabile come sancito in leggi nazionali e dichiarazioni internazionali”. Lo affermano dopo la decisione della Consulta gli avvocati Filomena Gallo e Gianni Baldini, rispettivamente legale dell’associazione e della coppia che ha fatto ricorso al Tribunale di Firenze facendosi così promotrice di una delle azioni giunte fino alla Corte Costituzionale. “E’ ben evidente – aggiunge Baldini – come il divieto generalizzato era del tutto sproporzionato rispetto alla rilevanza degli interessi in campo e ai rischi della tecnica che possono essere evitati con una adeguata normativa sul modello di quanto fatto in altri paesi europei”.
Rev. Renzo Pegoraro, Cancelliere della Pontificia Accademia per la Vita.
”Lascia sconcerto e dispiacere” la pronuncia della Corte Costituzionale che toglie il veto alla fecondazione eterologa; la sentenza ”crea ora delle conseguenze difficili da gestire sia per il nascituro che all’interno della coppia”.