Scienza

Presentato nuovo studio sulla Sclerosi Multipla

Al Senato è stato presentato un nuovo studio sulla Sclerosi multipla, una malattia invalidante per 70mila italiani: “I cannabinoidi sono un’arma efficace ma non sempre disponibile”, hanno sottolineato gli specialisti.

I derivati dalla cannabis, infatti, secondo lo studio, stanno dimostrando capacità terapeutiche sempre più interessanti. Per i malati di sclerosi multipla, in particolare, è disponibile in Italia Sativex il primo e unico farmaco a base di cannabinoidi. È uno spray orale in grado di controllare i sintomi associati alla spasticità e riesce a migliorare la qualità di vita delle persone colpite della malattia. Ma a fronte di questi successi clinici sono molte le difficoltà amministrative e logistiche legate alle sua modalità di dispensazione, per ora prescrivibile in una singola unità alla volta presso la farmacia ospedaliera. Così molti pazienti con ridotta mobilità, a seconda della zona di residenza, sono costretti anche a percorrere 100 chilometri per poter ottenere la terapia necessaria. Queste difficoltà a volte scoraggiano i malati a tal punto da indurli ad abbandonare la cura, con un importante ritorno dei sintomi legati alla rigidità  muscolare. È questo il quadro emerso oggi a Roma dal convegno Progressi terapeutici ed accesso all’assistenza sanitaria nella sclerosi multipla in Italia, che si è svolto alla Biblioteca Spadolini del Senato. L’evento è stato promosso dalla Fondazione Charta e vede riuniti i maggiori esperti del settore.

“La sclerosi multipla è causa di disabilità nella persona giovane e colpisce in Italia circa 70mila persone”, ha ricordato il professore Giancarlo Comi, direttore del dipartimento neurologico dell’istituto scientifico San Raffaele di Milano, spiegando che tra le conseguenze principali della malattia, nella sua fase cronica, c’è la spasticità che contribuisce alla progressiva limitazione del cammino. Ma “recentemente uno studio di fase 3 ha dimostrato che una speciale combinazione di cannabinoidi è risultata significativamente efficace nel ridurre l’entità della spasticità, e di conseguenza nel migliorare la deambulazione.
Questo ha portato all’approvazione del trattamento anche nel nostro Paese. Una ricerca successiva del San Raffaele ha confermato l’impatto positivo della cura nei pazienti con forme progressive di malattia”.

Al convegno sono stati presentati anche i risultati dello studio Sa.Fe che si basa sul registro di
monitoraggio dell’Agenzia italiana del farmaco sul Sativex. “La ricerca evidenzia che il medicinale a base di cannabinoidi ha indotto un significativo miglioramento della spasticità con una buona tollerabilità”, ha aggiunto il professore Francesco Patti, neurologo responsabile del centro di sclerosi multipla del
policlinico di Catania, sottolineando: “Le difficoltà per i pazienti oggi sono rappresentate dal ritiro periodico di una singola confezione di farmaco che può avvenire solo mensilmente secondo diverse modalità stabilite dalle varie Regioni. Questo obbliga persone talvolta con gravissimi problemi di deambulazione a continui e difficoltosi viaggi”. L’Associazione delle persone con sclerosi multipla (Aism) ha già chiesto all’Aifa di poter usufruire della prescrizione e dispensazione fino a tre confezioni alla volta, per evitare tanti spostamenti inutili e forzati. E – si sottolinea – “la distribuzione dei cannabinoidi
dovrebbe avere al centro il malato e adattarsi alle sue esigenze”.

“Sempre di più i clinici e le società scientifiche sono impegnate nel garantire una buona qualità di vita ai pazienti”, ha dichiarato il professore Leandro Provinciali, presidente nazionale della Società italiana di neurologia, avvertendo che “la modalità di somministrazione della cura e un’adeguata informazione sui sintomi sono due tra i fattori più importanti che garantiscono, o meno, l’assunzione continua e regolare di un farmaco anti-sclerosi multipla. L’aderenza alla terapia è infatti determinante per combattere la progressione della patologia”.

La sclerosi multipla “è una malattia cronica di lunga durata perché colpisce soprattutto fra i 20 e i 40 anni”, ha ricordato il professore Lorenzo Mantovani dell’Università Bicocca di Milano, presidente della Associazione Italiana di farmacoeconomia ed Outcomes Research, spiegando: “Sono quindi persone all’inizio o nel pieno della propria carriera professionale. In molti riescono a continuare a lavorare ma le difficoltà che comporta il disturbo provocano dei problemi anche a livello economico e sociale. Il costo annuo medio è stimato a 38 mila euro per persona e varia dai 23mila in caso di disabilità lieve e 63mila
disabilità grave. Sono spese che ricadono sul servizio sanitario nazionale, le famiglie e le singole persone. Più aumentano la gravità della malattia più si incrementano inevitabilmente anche i costi per l’intera collettività. Quindi “dobbiamo favorire il più possibile la diffusione di tutte le terapie per in grado di rallentare la progressione della malattia e contrastare i sintomi più gravi”.

“Per molto tempo le industrie farmaceutiche si sono concentrate principalmente sulle malattie e la loro gestione e, di conseguenza, sulla cooperazione con medici e stakeholders”, ha concluso Alessandro Lattuada, country manager Italia di Almirall, ma “facendo questo il paziente non è stato sufficientemente al centro del nostro impegno. Adesso è il momento di ritornare alla nostra vera missione e di rimettere il malato davanti a tutto. Perché vinciamo tutti solamente quando vince il paziente”.

Click to comment

You must be logged in to post a comment Login

Leave a Reply

To Top
0:00
0:00