Una mafia che cerca di non far rumore ma c’è, è presente e fa affari nella Sicilia sud-orientale. A raccontarla ogni giorno, con novizia di particolari, rischiando continuamente la propria vita è Paolo Borrometi che con il suo giornale online Laspia.it è una vera e propria spina nel fianco di quelle organizzazioni criminali.
“Questo paese non ha bisogno di eroi, ma di cittadini che facciano il loro dovere”
Le inchieste sono raccontate nel nuovo libro di Paolo Borrometi Un morto ogni tanto. La mia battaglia contro la mafia invisibile. (Solferino, Euro 16), dove viene riportato un quadro chiaro e allarmante di una mafia sempre sottovalutata, quella della Sicilia sud-orientale. Il tutto filtrato dallo sguardo, coraggioso e consapevole, di un giornalista in prima linea, costretto a una vita sotto scorta: alla prima aggressione, che lo ha lasciato menomato, sono seguite intimidazioni, minacce, il furto di documenti importantissimi per il suo lavoro, sino alla recente scoperta di un attentato che avrebbe dovuto far saltare in aria lui e la sua scorta. I nemici dello Stato contano sul silenzio per assicurarsi l’impunità, e sono disposti a tutto per mettere a tacere chi rompe quel silenzio.
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“Ogni tanto un murticeddu, vedi che serve! Per dare una calmata a tutti!”. Nelle intercettazioni l’ordine è chiaro: Cosa Nostra chiede di uccidere il giornalista che indaga sui suoi affari. Ma questo non ferma Paolo Borrometi, che sul suo sito indipendente La Spia.it denuncia ormai da anni gli intrecci tra mafia e politica e gli affari sporchi che fioriscono all’ombra di quelli legali. Dallo sfruttamento e dalla violenza che si nascondono dietro la filiera del Mercato ortofrutticolo di Vittoria al pomodorino Pachino Igp, alla compravendita di voti, dal traffico di armi e droga alle guerre tra i clan per il controllo del territorio.
Il libro di Paolo Borrometi, ragusano, 33 anni, laureato in Giurisprudenza, fondatore del sito di informazione e inchiesta “La Spia” e oggi giornalista sotto scorta perché minacciato, è una denuncia senz’appello su un fenomeno ritenuto in declino e in realtà più pervasivo di sempre, da combattere anzitutto attraverso la conoscenza del nemico. Perché il potere della mafia, come diceva Paolo Borsellino, è anche un fenomeno sociale, fatto di atteggiamenti e mentalità passive contro cui l’unico antidoto è l’esempio della resistenza e della lotta.
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