L’esercito siriano continua ad avanzare nella Ghuta orientale, riuscendo praticamente a circondare due grandi cittadine, Duma e Harasta.
Lo riferisce l’Osservatorio nazionale per i diritti umani in Siria (Ondus).
Le forze governative, sottolinea l’Ondus, sono avanzate in aree comprese tra i due centri e hanno ora a portata della loro artiglieria le strade che portano verso altre località della enclave controllata dai ribelli e assediata dall’esercito.
Durante l’avanzata, le forze di Damasco hanno riconquistato la cittadina di Mesraba. Durante l’offensiva governativa degli ultimi giorni, gli insorti hanno perduto circa la metà del terreno che controllavano precedentemente.
L’escalation di bombardamenti governativi cominciata il 18 febbraio ha provocato oltre mille morti tra i civili, secondo un bilancio di Medici senza Frontiere.
Medici Senza Frontiere hanno diffuso i dati raccolti dalle 10 strutture mediche che l’organizzazione supporta regolarmente e da altre 10 a cui ha fornito donazioni mediche di emergenza dagli stock ancora disponibili nell’enclave.
Si tratta comunque di una sottostima perché due centri non sono riusciti ancora ad inviare i propri dati e perché nell’area ci sono anche altre strutture, non supportate da MSF, che hanno assistito feriti.
Le due prime settimane dell’offensiva militare nella Ghouta orientale hanno prodotto un flusso continuo ed enorme di morti e feriti, in un momento in cui le forniture mediche sono estremamente limitate, le strutture mediche sono sotto attacco e i medici sono allo stremo.
Tra il 18 febbraio e il 3 marzo 2018 è salito a 4.829 il numero dei feriti e a 1.005 quello delle persone che hanno perso la vita, in media 344 feriti e 71 morti ogni giorno, sette giorni su sette, per due settimane di seguito.
Ogni giorno sentiamo crescere un dirompente senso di impotenza e disperazione, mentre i nostri colleghi medici raggiungono limiti che non ci si aspetta da nessun essere umano. Sono esausti fino al punto di crollare, dormono pochissimo, quando trovano qualche minuto per riposare, vivono con il timore permanente di essere colpiti dai bombardamenti.
Meinie Nicolai, direttore generale di MSF
Le scorte di farmaci e materiali medicali che donate vengono distribuite tra attacchi e bombardamenti quasi incessanti e consumate rapidamente dalle strutture supportate.
Alcune forniture chiave, in particolare per la chirurgia, sono esaurite. Lunedì scorso, un convoglio di aiuti ufficiali ha ottenuto l’accesso alla parte settentrionale dell’enclave, ma alcune forniture mediche sono state rimosse dal governo siriano, secondo le Nazioni Unite, che erano tra i responsabili del convoglio.
La necessità di un massiccio rifornimento medico, senza la rimozione di materiali salvavita, sta diventando più urgente di ora in ora.
15 tra le 20 strutture mediche sche supportiamo nell’area sono state danneggiate o distrutte da attacchi o bombardamenti e questo riduce ulteriormente la loro capacità di fornire cure. Tra i medici che supportiamo, 4 sono rimasti uccisi e 20 feriti.
Le necessità mediche non riguardano solo i feriti di guerra. In molti quartieri della Ghouta orientale, la maggioranza delle persone sta vivendo in seminterrati e rifugi sotterranei improvvisati, in condizioni sanitarie precarie con riserve d’acqua potabile limitate e spesso senza servizi igienico-sanitari.
Prima dell’offensiva militare nell’enclave, avevamo già potenziato l’assistenza a un ospedale da campo nel quartiere di Harasta, dove ci sono intensi attacchi e bombardamenti fin dal novembre 2017 e dove circa il 70 per cento della popolazione viveva già in condizioni precarie.
I dati medici da quel quartiere mostrano chiaramente un aumento delle infezioni respiratorie, malattie diarroiche e infezioni della pelle, e molti di questi pazienti sono bambini.
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