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Pensioni, rimborsi in base al reddito

L’inidicizzazione non sarà estesa a tutti e non sarà nemmeno uguale per tutti i pensionati, questo perchè il Governo cerca in ogni modo di minimizzare al massimo l’impatto che avrà sui conti pubblici.

Il decreto per la rivalutazione delle pensioni, che arriverà probabilmente il 15 maggio sul tavolo del consiglio dei ministri, conterrà infatti gli adeguamenti per il passato, ma anche rimodulazioni per il futuro – a quanto pare al ribasso – delle soglie stabilite dal governo Letta nella legge di stabilità 2014. Basandosi sui criteri di progressività e temporaneità messi a fuoco dai giudici, il testo sarà ispirato alla gradualità sia negli arretrati che nei trattamenti a venire. L’obiettivo sarà quello di modulare l’indicizzazione all’inflazione per fasce di reddito pensionistico. Gli assegni più bassi saranno tutelati, probabilmente con la fissazione per la rivalutazione al 100% di un’asticella più alta di quella pari a 3 volte il minimo. Gli assegni più alti rientreranno invece in un decalage progressivo, che arriverà – si ipotizza – all’esclusione totale delle pensioni più cospicue, sulle quali la Corte non avrebbe nulla da eccepire nel caso di eventuali ricorsi futuri. L’idea potrebbe quindi essere quella di rivedere al ribasso anche il meccanismo Letta che ad oggi assicura un adeguamento al 95% per i trattamenti tra 1.500 e 2.000 euro, al 75% tra i 2.000 e i 2.500, al 50% tra i 2.500 e i 3.000 euro e al 45% oltre i 3.000 euro (sei volte il minimo).

Il sottosegretario all’Economia, Enrico Zanetti

  I baby pensionati “non potranno sottrarsi ai sacrifici” chiesti agli altri pensionati, perché “non sarebbe giusto penalizzare maggiormente un pensionato con un assegno di 3mila euro e 40 anni di contributi rispetto a un altro pensionato con un assegno anche di 1.500 euro che però ha versato contributi per soli 18 anni”.

Redazione

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