Bloccata l’avanzata dello Stato islamico a Palmira, ma i jihadisti si sono presi diversi villaggi e giacimenti a sud-ovest della città. I loro progressi sono stati fermati, scrive RIA Novosti citando una fonte vicina alla situazione.
Sulla città, patrimonio dell’Umanità, si sono nuovamente scatenati i jihadisti, “provenienti dalla zona di Raqqa, dove gli intensi combattimenti fra terroristi e gruppi controllati dagli Stati Uniti e dalla coalizione internazionale, sono stati sospesi questa settimana. Inoltre, altre forze e blindati dell’Isis sono stati trasferiti a Palmira dalla zona di Deir el-Zor”, fanno sapere i russi.
In precedenza, agenti dei servizi segreti avevano scoperto di trasferimento 5 mila militanti Isis a Raqqa e Deir el-Zor da Mosul in Iraq, si apprende. La vittoria di siriani e russi a Palmira (celebrata ampiamente da Mosca anche con un concerto a maggio) aveva un importante valore militare e aveva costretto il Califfato a barricarsi nelle sue ultime roccaforti a Raqqa e Deir el-Zor. Oltre ad aver costituito un serio motivo di imbarazzo per le cancellerie occidentali, apparentemente impotenti di fronte
alle esecuzioni sommarie dei prigionieri dell’esercito siriano o del direttore del sito archeologico, l’82enna Khaled Assad, o anche alle distruzioni compiute dai jihadisti al museo e nel sito archeologico dove sono stati devastati i templi di Baal Shamin e di Bel, oltre all’Arco di trionfo e a dozzine di tombe.
Di fatto, un intervento occidentale su Palmira avrebbe aiutato le truppe di Assad, che poi liberarono la città dopo un’offensiva di tre settimane, costata la vita, secondo alcune stime, a 400 miliziani del Califfato e 180 soldati governativi e loro alleati Hezbollah libanesi.
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