“Otto anni dopo la crisi finanziaria, la crescita globale rimane bassa e deludente”, con Pil mondiale che nel 2016 crescera’ solo del 3%, come lo anno, “e solo un minimo miglioramento previsto per il 2017″. Lo scrive l’Ocse nell’Economic outlook, avvertendo che “senza un’azione complessiva, coerente e collettiva, questa crescita fiacca e deludente persistera’, rendendo sempre piu’ difficile mantenere le promesse alle attuali e future generazioni”.
In particolare, spiega il segretario generale Angel Gurria, “la crescita e’ piatta nelle economie avanzate e ha rallentato in molte delle economie emergenti che erano state la locomotiva dall’inizio della crisi”. Tra queste, le piu’ colpite sono “quelle produttrici di materie prime”.
Tra le economie avanzate, l’eurozona “migliorera’ lentamente”, con una crescita a 1,6% nel 2016 e 1,7% nel 2017, e negli Stati Uniti “continuera’ la ripresa moderata”, con una crescita dell’1,8% nel 2016 e 2,2% nel 2017. In rallentamento, invece, il Giappone, con 0,7% nel 2016
“Siamo in una trappola di bassa crescita – ha commentato in un briefing la capo economista Catherine Mann – con una bassa crescita della produttivita’ e un basso incremento del commercio globale”. Cosa che pesa in particolare sul mercato del lavoro, in cui nonostante un miglioramento previsto per quest’anno e il
prossimo restano “39 milioni di persone ancora senza lavoro, circa 6,5 milioni in piu’ di prima della crisi”.
“La politica monetaria e’ diventata lo strumento principale, usata da sola per troppo tempo”, ora
“la politica di bilancio deve essere utilizzata piu’ estensivamente, e puo’ trarre vantaggio dal contesto creato dalla politica monetaria”, scrive inoltre la capo economista dell’Ocse, Catherine Mann, nella sua introduzione all’Economic outlook, sottolineando che la politica monetaria “cercando di rivitalizzare la crescita economica da sola, con poco aiuto da politiche fiscali o strutturali, e’ arrivata vicina al picco
dell’equilibrio tra rischi e benefici”.
I mercati finanziari, aggiunge, “stanno segnalando che la politica monetaria e’ sovraccarica. I prezzi del rischio, credito e liquidita’ sono cosi’ sensibili che piccoli cambiamenti nell’atteggiamento degli investitori hanno generato picchi di volatilita’, come alla fine del 2015 e di nuovo all’inizio del 2016”
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