Al via la mostra “La lezione di Raffaello. Le antichità Romane”, fino al 29 novembre nel Complesso di Capo di Bove sull’Appia Antica, a Roma.
Attraverso 29 opere – tra dipinti, incisioni, libri e disegni – l’esposizione sviluppa i contenuti della lettera concepita e stesa insieme a Baldassarre Castiglione da Raffaello Sanzio (Urbino 1483-1520 Roma) per papa Leone X nel 1519.
Attorno alla Lettera, proposta in modalità digitale, sono esposti diversi materiali sette-ottocenteschi: libri, stampe, disegni, dipinti, una scultura. È infatti tra il XVIII e il XIX secolo, dentro e fuori le accademie e le istituzioni artistiche, che il culto di Raffaello ha il suo clou. L’ammirazione – che diventa in qualche caso vera e propria venerazione – riguarda l’opera, il pensiero, ma anche lo stile di vita dell’artista, contraddistinto da libertà, affabilità ed eleganza. Fulcro della mostra è anche un prezioso manoscritto di Pirro Ligorio (Napoli 1514-1583 Ferrara), che riproduce gran parte dei monumenti sepolcrali della via Appia, secondo il metodo proposto da Raffaello nella Lettera.
La mostra, curata da Ilaria Sgarbozza, è promossa dal Parco Archeologico dell’Appia Antica con l’organizzazione di Electa e il sostegno del Comitato Nazionale per le celebrazioni dei 500 anni dalla morte di Raffaello.
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