Il Consiglio di sicurezza delle Nazioni unite s’è detto “turbato” dalle informazioni su torture, uccisioni e rapimenti in Burundi, ma ha ignorato gli appelli delle organizzazioni per la difesa dei diritti umani d’imporre delle sanzioni.
Su iniziativa della Francia ha adottato all’unanimità, dopo qualche aggiustamento con la Russia, la Cina e l’Egitto che s’opponevano alle sanzioni, una dichiarazione.
Il Consiglio ha segnalato che la situazione della sicurezza in Burundi è rimasta “globalmente calma”, ma s’è detto “allarmato per il numero crescente di profughi che lasciano il paese e turbato per le notizie di tortura, sparizioni forzate e uccisioni”.
Centinaia di persone sono state uccise e 390mila persone hanno lasciato il Burundi, dopo che il paese è precipitato nella violenza, ad aprile 2015, dopo l’annuncio che il presidente Pierre Nkurunziza avrebbe tentato di ottenere un terzo mandato, al quale poi ha rinunciato.
Il Consiglio di sicurezza ha appoggiato la proposta del mediatore Benjamin Mkapa, ex presidente della Tanzania, di tenere un summit regionale per cercare di mettere allo stesso tavolo per negoziare il governo e l’opposizione.
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