Le donne curde chiedono agli Usa di fermare i raid aerei della Turchia.
Le combattenti curde sono pronte a ritirarsi dall’offensiva in corso a Raqqa, in Siria, contro i jihadisti dello Stato islamico (Isis), se gli Stati Uniti non faranno nulla di concreto per fermare i raid aerei della Turchia contro le forze curde.
E’ quanto ha detto la portavoce del battaglione femminile delle Unità di Difesa del popolo (Ypj), Nesrin , dopo gli attacchi di giorni scorsi messi a segno da Ankara, costati la vita a 28 persone, tra cui 20 combattenti curdi, 12 donne e 8 uomini.
Due giorni fa, le Unità di difesa del popolo (Ypg) hanno chiesto di imporre una no-fly zone su Rojava, il Kurdistan siriano, accusando Ankara di “aiutare i terroristi”
“Se gli Stati Uniti o la coalizione o il portavoce Usa riesce solo a dire ‘siamo preoccupati o non siamo contenti’ , a noi non va bene – ha detto Abdullah a Sputnik in lingua turca – se questa è la reazione, noi non la accettiamo. Significa che accettano quello che ci è stato fatto. “Fino ad oggi abbiamo combattuto al fianco della coalizione contro il terrorismo Isis – ha proseguito – siamo ancora impegnate in questa lotta. Ma la nostra gente aspetta una risposta da noi sul perchè la coalizione non sta dando prova di una reazione concreta verso la Turchia. Se la coalizione non dà prova di una reazione concreta allora ritireremo le nostre forze da Raqqa. La coalizione deve convincere la nostra gente. Non siamo il bastone di nessuno con cui colpire il loro nemico”.
Abdullah ha quindi ricordato che la Turchia è un Paese Nato e che un’assenza di risposta significa che l’Alleanza atlantica ha approvato gli attacchi di Ankara.
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