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Latte, gli allevatori protestano a Lodi con mucche e trattori

Migliaia di allevatori in presidio a Lodi con mucche e trattori per protestare a difesa della produzione del latte

Gli allevatori hanno preso d’assedio il centro di distribuzione dei prodotti della multinazionale del latte francese Lactalis, che dopo aver conquistato i grandi marchi nazionali Parmalat, Galbani, Invernizzi e Locatelli è diventata il primo gruppo del settore. Il quartier generale si trova a Ospedaletto Lodigiano (Lodi) a meno di un chilometro dall’uscita “Casalpusterlengo” dell’autostrada A1, proseguendo sulla ex strada statale 234 Mantovana.

Sono migliaia gli allevatori della Coldiretti, provenienti da varie parti d’Italia, con mucche e trattori, nella mobilitazione per la ‘guerra del latte’ a difesa del lavoro, degli animali, delle stalle, dei prati e dei pascoli custoditi da genera

“L’Italia rischia concretamente di perdere per sempre la propria produzione di latte perché oggi, – segnala l’organizzazione agricola – quasi la metà del latte consumato in Italia, viene dall’estero, anche se viene spacciato come made in Italy, e la situazione è precipitata nell’ultimo anno con il taglio pesante nei compensi riconosciuti alla stalla, dove mancano anche quei pochi centesimi al litro necessari per garantire l’alimentazione delle mucche ed evitare la chiusura”.

Alcuni manifestanti gridano un antico proverbio bergamasco “A la (v)àca a ‘s móns ol làcc, mia ‘l sànch!”, “alla vacca si munge il latte, non il sangue” mentre altri innalzano cartelli con le scritte “Made in Italy ostaggio di una multinazionale straniera”, “Avete preso i nostri marchi non vi daremo le nostre mucche”.

Nel 2015 hanno chiuso circa mille stalle, oltre il 60% delle quali si trovava in montagna, con effetti irreversibili sull’occupazione, sull’economia, sull’ambiente e sulla qualità dei prodotti, stima la Coldiretti in occasione della mobilitazione.

La vita o la morte di molte stalle sopravvissute fino ad ora in Italia dipende da almeno 5 centesimi per litro di latte che si ricavano dalla differenza tra i costi medi di produzione pari a 38-41 centesimi e i compensi riconosciuti scesi a 34 centesimi al litro, emerge dal dossier Coldiretti ‘L’attacco al latte italiano, fatti e misfatti’, presentato in occasione della guerra del latte.

“Siamo dunque di fronte ad una palese violazione delle norme poiché si tratta di un valore inferiore, in media, di almeno 5 centesimi rispetto ai costi di produzione e che, non coprendo neanche le spese variabili per l’alimentazione, il lavoro e l’energia, spinge all’abbandono delle campagne italiane”, ha affermato il presidente della Coldiretti Roberto Moncalvo nel sottolineare che “occorre intervenire per ripristinare le regole di trasparenza sul mercato di fronte ad un vero e proprio attentato alla sovranità nazionale che non sarebbe certo tollerato in altri Paesi dell’Unione Europea come la Francia”.

Il ministro delle politiche agricole Maurizio Martina sottolinea:

“Bisogna pagare il giusto prezzo del latte agli allevatori, perché così non si può andare avanti. La situazione è esasperata ed è tempo di assumersi responsabilità all’altezza del valore della filiera agroalimentare italiana. Servono atti concreti, per questo martedì incontrerò a Milano i rappresentanti di Assolatte”.

Redazione

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