“L’ammirazione per i gesuiti è professata da Umberto Eco a dismisura, sia pur con l’immancabile
condimento dell’ironia”, come dimostrano i suoi scritti, dove compaiono numerose citazioni di padri della Compagnia di Gesù, dall’erudito seicentesco Athanasius Kircher al cardinale Carlo Maria Martini fino a Papa Francesco, grazie al quale si vede “il baluginio della storia”.
A un mese e mezzo dalla scomparsa dello scrittore, filosofo e semiologo, la rivista “La Civiltà Cattolica” ne traccia “un ricordo singolare” sul nuovo fascicolo con un lungo saggio del padre gesuita Giovanni Arledler. L’articolo si intitola “Umberto Eco e i gesuiti”, in cui si ricorda anche la sorprendente affermazione dell’autore del “Nome della rosa”: “Per fare un gesuita ci vogliono due templari”.
Nel periodico romano della Compagnia di Gesù a suo tempo i più famosi romanzi di Umberto Eco sono stati analizzati con acume e sono stati anche stroncati, a partire da “Il nome della rosa”: nel 1981 padre Guido Sommavilla definì il romanzo espressione di un “allegro nominalismo nichilistico” e padre Ferdinando Castelli “un giallo medioevale, impregnato di erudizione e di virtuosismi, geniale e deludente nello stesso tempo, vergato all’insegna dell’agnosticismo”
Ora che Umberto Eco è scomparso, “La Civiltà Cattolica” ne “traccia un ricordo singolare dal quale non troppo inaspettatamente risulta che i gesuiti sono stati significativamente presenti nella sua vita e nella sua opera”, tanto da parlare di “chiusura in bellezza”, citando il volume uscito postumo “Pape Satàn Aleppe” da La nave di Teseo, in cui esprime ammirazione per il gesuita Bergoglio.
Padre Giovanni Arledler definisce nel lungo excursus Umberto Eco un “grande narratore”, capace di “far confluire insieme, nella forma del romanzo stesso, l’erudizione, la saggistica, il ricalco, le citazioni, il giallo, il poliziesco, il genere fantasy e altre cose”. Pur essendo uno studioso curioso di tutto, Eco “ha dimostrato negli anni un’incredibile coerenza e continuità di pensiero”, osserva il critico letterario della “Civiltà Cattolica”, come confermano anche i suoi studi di semiotica, “con quella eccezionale angolazione a 360
gradi che avrebbe sempre caratterizzato la sua ricerca nei vari campi di interesse e di attività”.
Leggendo gli ultimi libri di Eco, osserva il saggio della “Civiltà Cattolica”, “il lettore viene subito colpito da un sapere enciclopedico, dalla vastità degli argomenti trattati, da un umorismo tipico del bravo barzellettista che sconfina nel paradossale e in molti casi nell’iperbolico o nell’assurdo”.
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