Lo Stato islamico è considerato un’ pioniere’ nell’utilizzo del cyber spazio nell’ambito delle organizzazioni terroristiche, in particolare per quanto concerne le attività di reclutamento e di raccolta fondi. A dirlo è un
report dell‘International Institute for Counter-Terrorism dell’IDC Herzliya, ottenuto dal Jerusalem Post.
“Differentemente dal passato, quando i processi di mobilitazione, reclutamento e formazione avevano luogo prevalentemente in spazi fisici, oggi Internet è diventata la principale arena in cui si svolgono queste attività”, si legge nel rapporto, che riporta inoltre come “l’approfondimento tecnologico abbia fornito all’Isis e a gruppi similari uno strumento di ingaggio che garantisce l’anonimato fra l’organizzazione terroristica e la recluta”.
L’arruolamento di nuove leve attraverso il web sarebbe considerato cruciale dall’Isis, secondo lo studio, in vista dell’urgenza di assoldare foreign fighter che prestino servizio in Siria, Iraq e altri Paesi. Per tale ragione, e per massimizzare il potenziale di reclutamento, lo Stato islamico avrebbe diffuso i propri messaggi su una serie di piattaforme web, sia in maniera diretta sia attraverso altri mezzi.
“Le organizzazioni terroristiche”, riporta ancora il documento, “hanno recentemente adottato ulteriori sforzi per plasmare i contenuti delle compagne di arruolamento sulla base di target specifici (narrow casting)”. Ad esempio, un messaggio destinato ai bambini, sarà costruito su giochi per computer e fumetti, così come, altrettanto, le campagne destinate ad hacker, web designer o sviluppatori, saranno forgiate su questi specifici interlocutori.
Lo Stato islamico sarebbe andato anche oltre la sponsorizzazione ‘targettizzata’; il report afferma che ha “fatto leva su piattaforme tecnologiche più di qualunque altra organizzazione terroristica”. Uno dei suoi ‘fiori all’occhiello’, spiega il rapporto, sarebbe la app ‘Nasher’, “realizzata per la traduzione dei materiali dell’organizzazione in svariate lingue e per la distribuzione dei contenuti su Telegram”.
Inoltre, questo sviluppo tecnologico avrebbe aumentato anche “l’uso di applicazioni di comunicazione avanzate (per lo più criptate) da parte delle organizzazioni jihadiste anche nelle fasi avanzate del processo di reclutamento, come Telegram, Skype, WhatsApp e Kik”.
Così come per molti altri settori, l’Isis avrebbe dunque saputo sfruttare le nuove tecnologie meglio di quanto non fece Al Qaeda, che continua ad operare su una base più limitata e meno dinamica.
I drappi neri, infatti, avrebbero modificato le proprie strategie di reclutamento e di propaganda a seconda delle necessità, osserva il testo, non concentrandosi solo sulla ricerca di volontari, ma “incoraggiando i lupi solitari ed istigando alla realizzazione di attentati e attacchi informatici contro l’Occidente”.
Le modalità di assoldamento non sarebbero l’unico ambito rivoluzionato dall’Isis. Anche gli strumenti di finanziamento del terrorismo, spiega la relazione, sembrerebbero essere significativamente cambiati in concomitanza con lo sviluppo tecnologico, sia in termini di raccolta sia di trasferimento di fondi. “Internet ha permesso la raccolta e il trasferimento di fondi da qualsiasi luogo in qualsiasi parte del mondo – spiega il documento – ampliando sia il raggio di raccolta che la capacità di rastrellare capitali selezionando il target di riferimento”.
Inoltre, “la struttura organizzativa della Rete ha consentito la mobilitazione autonoma dei fondi da parte delle cellule terroristiche e dei combattenti stranieri sulle proprie arene di combattimento, eliminando la necessità di trasferire denaro da un Paese all’altro”.
Infine, conclude lo studio, “Internet serve come sede privilegiata per la raccolta fondi in quanto infonde
nel donatore la percezione dell’anonimato, anche se poi non è sempre così”.
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