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Falò di San Giuseppe, la tradizione si rinnova in attesa della primavera

Il giorno di San Giuseppe, il 19 marzo, in molte località italiane si accendono dei falò, denominati anche Fuochi di San Giuseppe.

È una manifestazione antichissima,  popolare che ha fuso, attraverso i secoli, aspetti del paganesimo con la religiosità cristiana, conservando tutti i riti arcaici del fuoco.

L’accensione dei falò ricade nella notte antecedente l’equinozio di primavera motivo per cui diverse teorie indicano l’accensione dei fuochi come gesto rituale per salutare l’inverno freddo e improduttivo e dare il benvenuto alla primavera, stagione di vita e rinascita.

In Puglia, si rinnova la tradizione del falò di  San Giuseppe in diverse località della regione, l’inverno, rappresentato simbolicamente da un fantoccio, viene fatto così bruciare, per salutare la stagione fredda e inaugurare la primavera, che in realtà quest’anno tarderà ad arrivare.

A Fasano è organizzato dalla Parrocchia Matrice San Giovanni Battista con l’Azione Cattolica parrocchiale e la Confraternita di San Giuseppe e con il patrocinio della Città di Fasano, che accendono alle 19.30 il simbolico Falò di San Giuseppe, davanti al sagrato della Chiesa Matrice.

 

Ad Itri nel Lazio, la manifestazione è caratterizzata dall’accensione di grossi Falò nei vari rioni del paese accompagnata da musiche e suonate popolari, danze, balli e degustazione di prodotti tipici locali come le zeppole fritte itrane, la salsiccia Itrana, l’Oliva d’Itri, conosciuta come Oliva di Gaeta, le bruschette con olio itrano, il formaggio marzolino e molto altro.

Nelle stradine del borgo pontino in cui nacque il brigante Fra Diavolo gli abitanti si stanno preparando da settimane all’ appuntamento che ogni anno richiama migliaia di persone da tutta la provincia e oltre. A dare il via alla festa, alle ore 20.00, sarà il botto di un petardo. Prenderanno fuoco frasche e legni accatastati a piramide, che possono arrivare anche a venti metri di altezza, secondo una tecnica consolidata. Ogni rione cercherà di costruire non solo il falò più grande ma di tenerlo in vita il più a lungo possibile senza farlo crollare.
Un tempo gli abitanti erano mobilitati per giorni nella raccolta del legname da utilizzare per i fuochi. Da qualche anno la tradizione si è persa perchè per evitare disboscamenti selvaggi è il Comune a provvedere alla fornitura.

 

 

Redazione

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