Educazione affettiva, il documentario di Federico Bondi e Clemente Bicocchi prodotto da Ardaco e distribuito in collaborazione con Lo Scrittoio, è stato lanciato a Firenze e ora pian piano sta riscuotendo un grande successo in tutta Italia.
Gli ultimi giorni di scuola di una ventina di bambini di quinta elementare nella ‘Scuola – Città Pestalozzi’ di Firenze nel 2011, diventano un viaggio nelle emozioni ruvide e profonde dei piccoli.
Oggi si parla tanto di Scuola, è senz’altro uno degli argomenti più discussi in ogni tipo di contesto.
Gli unici a non avere la possibilità di esprimersi sono però coloro che a scuola ci vanno.
Educazione affettiva dà voce a chi la scuola la anima, la vive, la costruisce e, talvolta, la subisce: i
bambini – attori principali di questo microcosmo – e i maestri, fi gure di riferimento nel loro cammino
di crescita.
Questa è la scuola, ovunque. Il resto sono sovrastrutture, troppo spesso le uniche delle quali parla
l’opinione pubblica.
Senza nessuna mediazione, giudizio o meta riflessioni da adulti, il fi m documentario vuole restituire la Scuola ai bambini mettendo la macchina da presa alla loro altezza e scrutando gli sguardi, i
gesti, i movimenti e i sogni di una classe di una piccola scuola di Firenze.
La Storia
Una quinta elementare agli ultimi giorni di scuola: emozioni e paura del futuro scorrono nella vita della classe della Scuola Pestalozzi di Firenze. Il documentario racconta in maniera intima e naturale alcuni momenti della classe in gita scolastica, metafora del delicato passaggio dall’infanzia all’adolescenza che i bambini affrontano insieme ai loro due maestri Matteo e Paolo.
Le musiche di Nuovo Cinema Paradiso le lezioni di educazione affettiva per imparare a rapportarsi con l’altro e gli sguardi dei protagonisti rivelano e rievocano allo spettatore le paure, le gioie e i desideri dell’inevitabile passaggio all’età adulta.
Giulia, V elementare
«Penso troppo al futuro, e perciò, essendo una bambina di V elementare, il mio futuro sono le medie e il liceo. Mio babbo mi dice sempre di pensare al presente, ma io non ci riesco e non so neanche perché. In questi giorni sento dire cose che mi preoccupano, come “bocciature”… Perché a me? Perché a me? Non voglio andare nel futuro! »
(da un tema in classe di Giulia)