L’Italia migliora la sua posizione nell’indice di percezione della corruzione, posizionandosi al 61mo posto nella classifica globale, ma – nonostante l’incremento di 8 posizioni- rimane in fondo alla classifica europea, penultima davanti alla sola Bulgaria. E’ quanto emerge dal ranking di Transparency International, che segnala un minimo miglioramento nel giudizio sul nostro Paese, che infatti guadagna un solo punto (da 43 a 44) ma rimane dietro altri Paesi generalmente considerati molto corrotti come Romania e Grecia, entrambi in 58° posizione con 46 punti.
La classifica presentata a Roma da Virginio Carnevali, presidente di Transparency International Italia, Raffaele Cantone, presidente dell’Autorità Nazionale Anticorruzione, e Ivan Lo Bello, Presidente di Unioncamere – evidenzia anche il crollo del Brasile, duramente colpito dal caso Petrobras, che ha perso 5 punti ed è passato dal 69° posto al 76°, mentre al vertice e in coda alla classifica la situazione rimane pressoché invariata: Somalia e Corea del Nord si confermano anche quest’anno come i due Paesi più opachi. Nessuna novità neppure al vertice dove la Danimarca si conferma campione di trasparenza.
“Constatiamo con piacere che finalmente si è avuta un’inversione di tendenza, seppur minima, rispetto al passato, che ci fa sperare in un ulteriore miglioramento per i prossimi anni” commenta Carnevali che però ricorda come “la strada è ancora molto lunga e in salita, ma con la perseveranza i risultati si possono raggiungere”.
Carnevali ricorda come “in questi giorni la Camera ha approvato le norme sul whistleblowing, le pubbliche amministrazioni stanno diventando via via più aperte e trasparenti, una proposta di regolamentazione delle attività di lobbying è arrivata a Montecitorio. Azioni queste che denotano come una società civile più unita su obiettivi condivisi e aventi come focus il bene della res publica porti necessariamente un contributo fondamentale al raggiungimento di traguardi importanti”.
Il miglioramento dell’Italia “”e’ una buona notizia” osserva Lo Bello. Ma “per compiere un salto di qualità importante occorre però un ruolo più forte della società civile: la battaglia per legalità e trasparenza è resa meno difficile dalla rivoluzione digitale in atto ed anche su questo fronte – conclude – occorre insistere con decisione per fare della macchina pubblica un attore trasparente, imparziale e rispettoso delle regole del mercato”.
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