Il Congresso del Partito dei lavoratori coreani, la rara assise del partito-stato nordcoreano iniziata a Pyongyang, ha definito l’elemento strategico-programmatico che informa il regno di Kim Jong Un, terzo leader supremo della dinastia avviata dal nonno Kim Il Sung: rafforzare la capacità nucleare del paese e contemporaneamente cercare di portare il paese fuori dal disastro economico che continua ormai da decenni.
Erano 36 anni che questa riunione, alla sua seconda giornata dopo il momento-clou del discorso del giovane leader, non si svolgeva. La precedente occasione era stata nel 1980, regnante
ancora il fondatore Kim Il Sung ma con le leve del potere amministrativo già nelle mani di Kim Jong Il, padre di Jong Un. Più che cambiamenti fondamentali, erano e sono attesi una santificazione del leader che intende consolidare il suo potere sulla nomenklatura fedele, un riallineamento della bilancia del
potere tra militari e civili – secondo quanto ritengono analisti cinesi – dopo che sotto il secondo Kim la parola d’ordine è stata per un trentennio “Songgun”, cioè “prevalenza all’esercito”, e qualche riconfigurazione minore della mappa dei potenti del regime.
Le linee guida le ha chiarite il 33enne Kim Jong Un, significativamente vestito all’occidentale
con giacca e cravatta e non con la militaresca divisa “alla Mao”. Di fatto ha ribadito la volontà d’insistere sulla via dell’armamento nucleare, che è il fulcro della dottrina che ha imposto al partito, definita “Byungjin” (sviluppo parallelo della deterrenza nucleare e dell’economia). Kim ha definito “magnifico
ed eccitante” il test nucleare del 6 gennaio. Pyongyang sostiene di aver provato con successo una bomba all’idrogeno, circostanza questa che lascia scettici gli osservatori internazionali.
Il test, seguito da una serie di lanci balistici con alterne fortune, ha portato il Consiglio di sicurezza dell’Onu ad adottare un pacchetto di sanzioni dure nei confronti della Corea del Nord, alle quali ha aderito anche la stessa Cina, un alleato sempre meno stretto di Pyongyang. Proprio questo passo mette in
contraddizione la dottrina Byungjin: lo sviluppo di un arsenale atomico sta isolando la Corea del Nord e sta inasprendo le sanzioni, con effetti negativi anche sull’economia.
Kim Jong Un, tuttavia, non individua questo nesso e vede invece nel programma nucleare uno strumento per imporre la visione nordcoreana. Parlando del test missilistico a lungo raggio di febbraio, ha affermato che questo ha “schiacciato le manovre maligne delle forze ostile basate sulle sanzioni e sullo strangolamento, e ha mostrato al mondo lo spirito indomito, dando grinta e un’inesauribile forza all’eroica Corea”.
Dal 2011 la Corea del Nord ha già svolto quattro test nucleari, due sotto la guida di Kim Jong Un.
In passato la comunità internazionale si è mostrata scettica sulla possibilità che Pyongyang possa dotarsi di un arsenale efficiente e in grado di raggiungere i bersagli. Tuttavia il clima è cambiato e l’affermazione nordcoreana di essere in grado di miniaturizzare le testate atomiche e di montarle su vettori in grado di raggiungere gli Usa è oggi presa con maggiore attenzione.
Anche per questo da giorni si susseguono notizie di fonte sudcoreana e americana secondo le quali proseguono i movimenti presso il sito atomico di Punggye-ri per la preparazione di un quinto test che potrebbe aver luogo proprio in concomitanza con il Congresso.
Gli Stati uniti hanno reagito alla possibilità che Pyongyang proceda con questa esplosione e hanno ribadito l’invito a desistere. “Ovviamente siamo consapevoli del rischio che vieneposto dallo sforzo della Corea del Nord di sviluppare le armi nucleari e i sistemi capaci di portare queste armi nucleari” sugli obiettivi, ha detto il portavoce della Casa bianca Josh Earnest. “C’è – ha continuato – una strada che la Corea del Nord
può prendere per uscirne fuori. Ma richiede che rinunci alle armi nucleari”.
Nonostante sull’altro fronte del “Byungjin”, quello dell’economia, le cose non procedano affatto bene e la
popolazione continui ad avere disperato bisogno dell’aiuto alimentare estero a dispetto delle strutture scintillanti che vengono costruite a Pyongyang, Kim Jong Un tira diritto per la sua strada col sostegno della nomenklatura fedele guidata col bastone delle purghe – nelle quali dopo la sua ascesa al trono è
caduto anche lo zio del leader Jang Song Thaek – e con la carota dei vantaggi economici prodotti dalla vicinanza di Kim.