Addio a Gigi Proietti, il grande attore romano proprio nel giorno del suo ottantesimo compleanno.
Ricoverato da giorni in una clinica romana per accertamenti, era stato colpito ieri da un grave scompenso cardiaco. Da subito le sue condizioni erano apparse molto serie. Proprio oggi Proietti avrebbe compiuto 80 anni. In una carriera lunga oltre 50 anni ha spaziato dal cinema al teatro.
“Nelle prime ore del mattino è venuto a mancare all’affetto della sua famiglia Gigi Proietti. Ne danno l’annuncio Sagitta, Susanna e Carlotta. Nelle prossime ore daremo comunicazione delle esequie”, annuncia la famiglia Proietti.
Gigi Proietti, all’anagrafe Luigi Proietti nasce a Roma il 2 Novembre 1940, in via Giulia nel cuore della città. Una città della quale vive nel corso degli anni le trasformazioni, i drammi, nonché la straordinaria capacità di rinnovamento, di recupero. Una città che gli somiglia come una madre somiglia al proprio figlio. Una città mai rinnegata, di cui continua a rappresentare gli umori e la memoria. Se la teatralità è anche espressione di un territorio, Gigi Proietti è una delle incarnazioni più compiute della teatralità.
Nei primissimi anni, nell’immediato dopoguerra con la famiglia si trasferisce in diversi quartieri. Dapprima vicino al Colosseo, poi al Tufello, poi all’Alberone. Il suo apprendistato umano avviene tra la scuola, la famiglia, la parrocchia. All’epoca l’oratorio è luogo di aggregazione per eccellenza. Proprio qui rivela un istinto verso il gioco della rappresentazione. Insieme ad una non comune predisposizione alla musica.
L’incontro col teatro avviene in ambito universitario. Dopo il liceo classico si iscrive alla facoltà di Giurisprudenza, dove sostiene circa sedici esami…
Non vi preoccupate, dice lui non mi sono laureato.
Partecipa come comparsa nel film IL NOSTRO CAMPIONE è un film di genere drammatico del 1955, diretto da Vittorio Duse, con Aldo Bufi Landi e Alessandro D’Ottavio.
All’inizio degli anni sessanta l’Università La Sapienza promuove delle attività parallele al normale corso di studi. Tra queste si cerca di recuperare il glorioso CUT (Centro Teatrale Universitario). Una scuola di teatro alternativa all’Accademia Nazionale Silvio D’Amico nella quale si formano diversi futuri attori e registi. Al CUT non c’è un solo metodo d’insegnamento. I docenti sono dei teatranti che trasmettono la propria disciplina e la propria esperienza. Tra questi, Giancarlo Cobelli, che insegna mimica all’Atenco e con lui ebbe il vero e proprio debutto nel novembre del 1963 nel teatro-cabaret, all’Arlecchino di Roma ora Teatro Flaiano, con IL CAN-CAN DEGLI ITALIANI per i quali compose le musiche, diretto da Giancarlo Corbelli. Sono diventati una piccola leggenda quei dieci minuti, non undici, nei quali musicò dei versi di Ennio Flaiano. Si distingue immediatamente per la forza scenica e per la molteplicità di risorse. Con lo stesso Cobelli nel 1964 prende parte allo spettacolo LA CASERMA DELLE FATE. Nello stesso anno recita negli UCCELLI di Aristofane, dove da membro del coro viene chiamato a sostituire Paolo Poli nel ruolo dell’Upupa, e in ROMOLO IL GRANDE di Durrenmatt con Mario Scaccia entrambi diretti da G. De Martino.
Nel frattempo coltiva una passione musicale fondamentale e mai smessa, determinante per la sua carriera. Canta, suona la chitarra, compone. Una passione che diviene sempre più anche un lavoro. È l’epoca d’oro dei night club e delle sale da ballo. Qui si cimenta con un repertorio musicale eterogeneo, che spazia dal genere popolare italiano alla grande musica d’importazione, passando per la moderna canzone d’autore. Tra tanti musicisti, alcuni diverranno famosissimi, conosce Lello Arzilli, un amico insostituibile, un riferimento di sempre.
Nel 1965 lo Stabile di Roma costituisce la Compagnia Sperimentale. Proietti ne fa parte lavorando nel MERCANTE DI VENEZIA di Shakespeare con Paolo Stoppa e la regia di Ettore Giannini, nella commedia L’ARBITRO di G. Pistilli diretta da G. Magliulo e nel RE CERVO di Gozzi con A. Foà diretto da A. Camilleri.
Il 1966 costituisce una prima importante svolta. Rinuncia a un ruolo nella CALANDRIA allestita dalla gloriosa compagnia dei Giovani per entrare nel gruppo del “TEATRO DEL 101” ,al “teatro-cantina”, costituito da Antonio Calenda col quale aveva frequentato il CUT. Nella “cantina”, (non ancora “underground”), di Via Euclide Turba in Prati, si concretizza uno degli esperimenti più vivi e convincenti del cosiddetto teatro d’avanguardia. Il “CENTOUNO” diventa un luogo dove Proietti, Calenda insieme a teatranti come Ginny Gazzolo, Piera Degli Esposti, Paila Pavese, “agiscono” verificando i propri mezzi, interrogandosi sul proprio linguaggio, seguendo l’esempio delle grandi avanguardie storiche europee. Al CENTOUNO si affronta un repertorio che va dal teatro Dada a Genet, da Vian a Brecht.
Gira LE PIACEVOLI NOTTI film di genere comico, commedia del 1966, diretto da Armando Crispino, Luciano Lucignani, con Ugo Tognazzi e Gina Lollobrigida, invece nel 1967 recita nel LA RAGAZZA DEL BERSAGLIERE un film di genere commedia, diretto da Alessandro Blasetti, con Rossano Brazzi e Vittorio Caprioli
Si propone altresì una nuova drammaturgia italiana. Per Proietti sono anni d’oro, nei quali affina la propria cultura e i propri mezzi tecnici con una attenzione quasi maniacale. Frutto di quest’esperienza sono spettacoli come DIREZIONE MEMORIE di C. Augias del quale nel ’68 interpreterà anche RIFLESSI DI CONOSCENZA, con la regia di Calenda, LE MAMMELLE DI TIRESIA di Apollinaire. Grande successo fu il DESIDERIO PRESO PER LA CODA unico capolavoro teatrale di Picasso, diretto sempre da Calenda. Sempre al “CENTOUNO” si proposero testi di Pinter, di Beckett, di Grass. Proietti perfeziona sempre più la sua personale disciplina vocale e fisica confrontandosi con la musica jazz, contaminando la tecnica dell’attore con quella dei jazzisti. Tra il ’67 e il ’68 prende parte anche a IL TUBO E IL CUBO di A. Frassineti con la regia di M. Prosperi e alla LA CELESTINA di F. De Rojas diretta da Calenda.
Nel frattempo coltiva una passione musicale fondamentale e mai smessa, determinante per la sua carriera. Canta, suona la chitarra, compone. Una passione che diviene sempre più anche un lavoro. È l’epoca d’oro dei night club e delle sale da ballo. Qui si cimenta con un repertorio musicale eterogeneo, che spazia dal genere popolare italiano alla grande musica d’importazione, passando per la moderna canzone d’autore. Tra tanti musicisti, alcuni diverranno famosissimi, conosce Lello Arzilli, un amico insostituibile, un riferimento di sempre.
Si cimenta con successo anche nel campo del doppiaggio, dove inizia nel 1964 dando la voce al GATTO SILVESTRO dei cartoon della Warner Bros.
Nel 1965 lo Stabile di Roma costituisce la Compagnia Sperimentale. Proietti ne fa parte lavorando nel MERCANTE DI VENEZIA di Shakespeare con Paolo Stoppa e la regia di Ettore Giannini, nella commedia L’ARBITRO di G. Pistilli diretta da G. Magliulo e nel RE CERVO di Gozzi con A. Foà diretto da A. Camilleri.
Il 1966 costituisce una prima importante svolta. Rinuncia a un ruolo nella CALANDRIA allestita dalla gloriosa compagnia dei Giovani per entrare nel gruppo del “TEATRO DEL 101” ,al “teatro-cantina”, costituito da Antonio Calenda col quale aveva frequentato il CUT. Nella “cantina”, (non ancora “underground”), di Via Euclide Turba in Prati, si concretizza uno degli esperimenti più vivi e convincenti del cosiddetto teatro d’avanguardia. Il “CENTOUNO” diventa un luogo dove Proietti, Calenda insieme a teatranti come Ginny Gazzolo, Piera Degli Esposti, Paila Pavese, “agiscono” verificando i propri mezzi, interrogandosi sul proprio linguaggio, seguendo l’esempio delle grandi avanguardie storiche europee. Al CENTOUNO si affronta un repertorio che va dal teatro Dada a Genet, da Vian a Brecht.
Nello stesso anno presta la voce all’attore Aldo Berti in UN ANGELO PER SATANA regia di Camillo Mastrocinque.
Gira LE PIACEVOLI NOTTI film di genere comico, commedia del 1966, diretto da Armando Crispino, Luciano Lucignani, con Ugo Tognazzi e Gina Lollobrigida, invece nel 1967 recita nel LA RAGAZZA DEL BERSAGLIERE un film di genere commedia, diretto da Alessandro Blasetti, con Rossano Brazzi e Vittorio Caprioli
Si propone altresì una nuova drammaturgia italiana. Per Proietti sono anni d’oro, nei quali affina la propria cultura e i propri mezzi tecnici con una attenzione quasi maniacale. Frutto di quest’esperienza sono spettacoli come DIREZIONE MEMORIE di C. Augias del quale nel ’68 interpreterà anche RIFLESSI DI CONOSCENZA, con la regia di Calenda, LE MAMMELLE DI TIRESIA di Apollinaire. Grande successo fu il DESIDERIO PRESO PER LA CODA unico capolavoro teatrale di Picasso, diretto sempre da Calenda. Sempre al “CENTOUNO” si proposero testi di Pinter, di Beckett, di Grass. Proietti perfeziona sempre più la sua personale disciplina vocale e fisica confrontandosi con la musica jazz, contaminando la tecnica dell’attore con quella dei jazzisti. Tra il ’67 e il ’68 prende parte anche a IL TUBO E IL CUBO di A. Frassineti con la regia di M. Prosperi e alla LA CELESTINA di F. De Rojas diretta da Calenda.
A partire dagli anni novanta, parallelamente al successo ottenuto in teatro, è stato protagonista di svariate serie televisive di successo, prima fra tutte la serie RAI Il maresciallo Rocca iniziata nel 1996 e divenuta una delle serialità di maggior audience della televisione italiana, spianandogli inaspettatamente la strada verso una vera e propria seconda giovinezza.[5] Sempre per la RAI è stato San Filippo Neri nella miniserie Preferisco il Paradiso, il cardinale Romeo Colombo da Priverno in L’ultimo papa re, il misterioso generale Nicola Persico in Il signore della truffa, e lo stravagante giornalista Bruno Palmieri in Una pallottola nel cuore.
Ha avuto anche esperienze come cantante, facendo parte del gruppo musicale Trio Melody, insieme a Stefano Palatresi e Peppino di Capri, oltre che come poeta e scrittore. Nel 2017, a vent’anni dall’ultima esperienza, è tornato in televisione come protagonista assoluto del programma Cavalli di battaglia, tratto dall’omonima tournée celebrativa dei suoi 50 anni di carriera.
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