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5 marzo 1947, nuovi documenti: così il Vaticano restituì il Tesoro di San Gennaro

Un principe, un abate, un monaco e un “guappo” proclamatosi “re di Poggioreale”: grazie all’abilità di quattro personaggi possiamo ammirare ancora oggi, nel Museo accanto al Duomo, i principali capolavori orafi di uno dei Tesori più ricchi al mondo che 70 anni fa, il 5 marzo 1947, furono riportati a Napoli dopo quattro anni di rischiose peripezie durante la guerra.
La rocambolesca storia di tre piccole casse, che nascondevano la meravigliosa collana, la preziosissima mitra (con oltre tremila diamanti, rubini e smeraldi) e vari calici dorati e gemmati del Tesoro di San Gennaro, è ora ricostruita in tutte le sue fasi dal libro “San Gennaro a Montecassino – Come fu salvato il Tesoro nella Seconda guerra mondiale” (Youcanprint, 98 pagine, 10 euro). L’autore Nando Tasciotti, giornalista, ex inviato speciale del Messaggero, ha basato la sua ricerca su documenti d’archivio che smentiscono versioni inesatte (tipo “il Vaticano non voleva restituirli”) o romanzate (“ci vollero dodici autotreni”!) e rivelano invece vicende non meno affascinanti.

Nel suo nuovo libro Nando Tasciotti spiega: perché – il 26 maggio 1943 – ​ il principe Stefano Colonna di Paliano, vicepresidente della Deputazione della Real Cappella del Tesoro di San Gennaro, portò​ i più preziosi capolavori proprio ​in quell’ antica abbazia del basso Lazio; come – pochi mesi dopo, all’avvicinarsi del fronte sulla Linea Gustav, che aveva come caposaldo il piccolo monte con in cima il monastero – quelle tre casse entrarono nell’ ambigua operazione dei tedeschi di salvataggio (ma con furti) dei tesori propri dell’abbazia e di quelli di vari musei meridionali che, nella primavera-estate del ‘43, vi erano stati anch’essi “ricoverati”, nella convinzione che la sua neutralità sarebbe stata rispettata da tutti; come i monaci riuscirono a farle portare a Roma, di nascosto, il 19 ottobre ’43, proprio su uno dei loro camion​, scortate dal vice-archivista, don Tommaso Leccisotti; perché il Papa, Pio XII, ​inizialmente non le voleva in Vaticano; perché – finita la guerra -nonostante le sollecitazioni del Vaticano ad andare a riprendersele al più presto, fu la stessa Deputazione a decidere all’unanimità di non farle tornare presto a Napoli, e perché, infine, per quella rischiosa operazione, il 5 marzo 1947, si rinunciò alla Polizia e si fece ricorso all’auto e alla scorta addirittura di un “guappo” ​, Giuseppe Navarra, proclamatosi “re di Poggioreale”, che si destreggiò tra fiumi in piena e pericolo di briganti, e non volle poi ricompensa.

Per approfondire leggi anche : Tesoro di San Gennaro: non è vero che il Vaticano non voleva restituirlo a Napoli

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