Dal 12 al 28 gennaio 2014, nella Sala Murat di Piazza del Ferrarese, Bari ospiterà la mostra “Partono i bastimenti”, dedicata alla emigrazione italiana nelle Americhe, quel “grande esodo” definito dagli studiosi il più rilevante movimento migratorio della storia del mondo
La rassegna, già allestita a Napoli, a Cosenza ed il mese scorso, in edizione ridotta, presso il Ministero degli Affari Esteri, è una iniziativa della Fondazione Roma-Mediterraneo, presieduta dal Prof. Emmanuele F.M. Emanuele, che ha suscitato l’entusiastico interesse del Sindaco di Bari Michele Emiliano e del Consiglio Comunale.
Ricca di materiale espositivo, la mostra si avvale della organizzazione di Civita Cultura. Curatore della rassegna è Francesco Nicotra, direttore dei Progetti Speciali NIAF (National Italian American Foundation), che ha dato il suo patrocinio alla iniziativa.
La mostra narra la storia dell’emigrazione nelle Americhe seguendo un percorso di foto ed altre immagini su pannelli: dalle partenze di folle di disperati sulle “carrette del mare” di fine ‘800, fino ai successi raggiunti in tutti i campi, soprattutto negli Stati Uniti, dai discendenti dei nostri emigrati. Una storia che si snoda attraverso i periodi più difficili del ‘900, come le due guerre mondiali, il fascismo e la grande crisi economica degli anni ’30, che vide milioni di espatriati italiani in lotta a fianco degli americani.
Emmanuele F.M. Emanuele presidente della Fondazione Roma-Mediterraneo
«Una mostra toccante – perché estremamente attuale in un momento storico come quello che stiamo vivendo, teatro (tra gli altri drammi) di un nuovo, consistente fenomeno migratorio in continuo aumento che interessa molti nostri giovani, non più poveri ed analfabeti come un tempo, bensì laureati e colti, ma senza futuro qui in Italia. Una mostra che rappresenta, inoltre, un forte contributo all’approfondimento di un capitolo importante della nostra storia, quello dell’emigrazione oltre Oceano, appunto, purtroppo assai poco conosciuto e considerato, a cominciare dalle scuole. Vale, infine, la pena sottolineare il significato profondo del recupero della memoria di questo nostro passato, adesso che l’Italia è diventata – da terra di emigrazione massiccia quale era – luogo di rifugio ed accoglienza per i popoli del Nord Africa: questa mostra vuole, dunque, essere anche un monito per la nostra attuale società, nel solco di quell’idea di ‘comune sentire’ tra i Paesi che si affacciano sul Mare Nostrum che da sempre ispira l’operato della Fondazione Roma-Mediterraneo».
Correda il percorso espositivo una ricca raccolta di documenti e oggetti originali: modelli in scala di navi storiche dell’emigrazione (tra cui spicca una teca contenente il modello in scala e lo spaccato del famoso transatlantico “Giulio Cesare”, la nave che negli anni venti del secolo scorso portò in Argentina la famiglia del futuro Papa Francesco), passaporti di diverse epoche, biglietti e documenti di navigazione, riproduzioni di Ellis Island, opuscoli di norme per gli emigranti, libri, giornali ed oggetti delle Little Italy, insegne ed etichette di prodotti italiani degli anni ‘20 (pasta e pomodori). E poi lettere e foto rare, quadri ad acquarello e ad olio di famosi transatlantici, poster delle compagnie di navigazione, orari di arrivi e partenze, valigie e bauli contenenti effetti personali tipici degli emigranti: dai corredi agli strumenti musicali, dai libretti da messa agli spartiti di canzoni (la rassegna presenta una ricca collezione di “copielle”, cioè piccoli spartiti originali di canzoni, quasi tutte in dialetto napoletano, nonché diversi bellissimi spartiti originali di tango di autori italiani, emigrati o discendenti di emigrati, che nelle loro composizioni cantarono la vita quotidiana nel nuovo mondo e la nostalgia per la patria perduta), fino al quadro del santo protettore del paese di origine.
Per la prima volta in una rassegna del genere viene dedicato un focus a una categoria particolare di “emigranti”: le migliaia di soldati dello sconfitto esercito borbonico che nel 1861, da Napoli, furono imbarcati per New Orleans con la prospettiva di essere arruolati nell’esercito degli stati secessionisti del Sud, nella guerra civile americana. Un pagina davvero poco conosciuta della storia italiana, che ricordiamo perché è certo che diversi superstiti di quel conflitto immane scelsero di restare in America e possono considerarsi tra i primi italo americani. Altre due vetrine sono dedicate alle guerre degli Stati Uniti combattute anche da emigrati italiani, da quella per l’indipendenza dall’Inghilterra alla guerra civile, fino al secondo conflitto mondiale.
Una mostra, dunque, che è al contempo una grande e variegata ricostruzione storica e un evento che parla al cuore e alla coscienza collettiva del nostro Paese.
Fonte : (IL MESSAGGERO, 8 gennaio 2014)