David Benigson (Signal), “Abbiamo il dovere morale di pagare i contenuti”

David Benigson a capo della compagnia di media monitor Signal su PressGazette si interroga se sia giusto o meno non pagare chi produce contenuti quando questi vengono utilizzati da terzi per esempio aggregati in newsletter

“Google e altre aziende come la mia non pagano per le news sulle quali invece dipendono i loro profitti”. Il dibattito sul copyright e la sua remunerazione risale agli inizi del web ma è scoppiato nel 2011 quando la Nla (Newspaper licensing agency) ha introdotto una nuova licenza online. La scorsa estate un tribunale ha stabilito che le società di media monitor e rassegne stampa e i loro clienti devono pagare gli editori quando usano i contenuti per scopi commerciali.

Ma questa nuova normativa lascia fuori i motori di ricerca che guardagnano dalle pubblicità che appaiono lungo le pagine di ricerca e coloro che aggregano contenuti online, come anche Signal. “Sebbene molte di queste organizzazioni sicuramente approfittano di questo stato di cose, credo che abbiamo il dovere morale di pagare i contenuti da cui il nostro business è formato” continua Benigson.

In conclusione il modello che gli editori dovrebbero adottare è delle “news ovunque”, diffuse, consentendo il riuso dei contenuti, con una piccola royalty da incassare ogni volta, una licenza però solo “business-to-business”. “Ciascuno ne beneficerebbe- conclude Benigson – se solo ci muoviamo a riformare il settore in questo preciso istante”.

Articolo originale PressGazette

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